Energia, indipendenza e competitività: la transizione che non possiamo sbagliare
Negli ultimi anni ce ne siamo accorti in modo brutale: prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina ci hanno sbattuto in faccia una verità che davamo per scontata. Essere dipendenti dagli altri per l’energia significa essere deboli. La transizione ecologica non è solo una questione ambientale: è un’occasione storica per rendere il nostro Paese più forte, più indipendente, e anche più competitivo. Se la giochiamo bene, possiamo risolvere uno dei problemi che da sempre penalizzano le nostre imprese: il costo altissimo dell’energia.
Abbandonare il petrolio e il gas non è più solo una questione di coscienza ecologica. È buon senso economico. Energia pulita significa anche energia a buon mercato per famiglie e imprese. Ma occhio: c’è un errore in cui rischiamo di cadere. Pensare che sole e vento da soli possano bastare.
Il fotovoltaico e l’eolico sono fantastici, ma hanno un problema che tutti fanno finta di non vedere: non sono costanti. Se non c’è il sole o il vento si ferma tutto. E oggi non abbiamo ancora tecnologie di accumulo così potenti da risolvere la questione. Puntare solo sulle rinnovabili è come costruire una casa senza fondamenta: basta una tempesta e crolla tutto.
E allora guardiamo cosa sta facendo chi corre più veloce di tutti: la Cina. Sì, quella Cina che viene spesso (giustamente) criticata per l’inquinamento e la crescita industriale selvaggia. Eppure, proprio loro hanno capito una cosa semplice: per sostenere il boom delle rinnovabili serve una base solida. Così, mentre installano pannelli e pale a velocità folle, costruiscono anche 150 nuovi reattori nucleari in dieci anni.
Il nucleare di nuova generazione è la stampella necessaria per la transizione verde. Produce energia continua, pulita, sicura. È l’alleato perfetto del solare e dell’eolico, non il loro nemico.
Se vogliamo un’Italia finalmente libera dal ricatto energetico, più competitiva e capace di guardare al futuro, dobbiamo smettere di ragionare per ideologie. Serve pragmatismo. Serve coraggio. Serve un mix intelligente tra rinnovabili e nucleare. E soprattutto, serve adesso. Perché il treno della transizione è partito. E stavolta chi resta a terra rischia di non ripartire più.

Appassionato di lettura di testi storici, in particolare di storia moderna, lettore accanito di notizie, quotidiani. Attento alla citazione di fonti attendibili, nemico di Fakenews e Analfabetismo Funzionale.